lunedì 19 dicembre 2011

Acqua pubblica a Varese

L’acqua della provincia di Varese resta pubblica: è questa la decisione della giunta provinciale guidata da dario Galli. Una decisione che verrà ratificata solo domani, con l’approvazione in consiglio provinciale. Ma la delibera che sancisce  l’affidamento “in house” del servizio idrico integrato è chiara almeno in un senso: che l’acqua varesina è e rimarrà un bene pubblico. 
Per definizione infatti una società “in house” può essere partecipata solo da Enti pubblici ed esclude qualsiasi concorso di privati: senza contare che ogni cambiamento necessita di una nuova approvazione del Consiglio provinciale, e dell’Assemblea dei Sindaci. La strada imboccata da Villa Recalcati esclude quindi qualsiasi forma di privatizzazione: l’acqua, almeno qui,  dovrebbe continuare ad essere un patrimonio di tutti i cittadini. 
da varese stefania radman

martedì 13 dicembre 2011

Parole sante

‎"Prima di diagnosticarti una depressione o bassa autostima, assicurati di non essere semplicemente circondato da stronzi" 


(W. Gibson)

venerdì 9 dicembre 2011

Uno scatolone all'ombra della Rocca d'Angera

Si sono presentati in un migliaio per firmare l’appello contro quello che gli abitanti di Angera, deliziosa cittadina sul lago maggiore di cui è nota la Rocca, considerano ormai “l’ecomostro”. Mica poche, visto che di abitanti ne fa solo 5000. Ma il capannone industriale che sta sorgendo nei pressi proprio di quella famosa rocca per molti “grida vendetta”. 
In realtà, c’è ben poco da fare:  il progetto infatti gode di tutti i permessi.
Niente di strano del resto, non foss’altro perchè il capannone è di proprietà di un assessore, ed è progettato dallo studio di architettura dove lavora anche il vicesindaco. 
In ogni caso, si tratta oggettivamente di un brutto scatolone piantato lì a pochi passi dal meglio: e così i cittadini hanno accolto in massa l’invito a fare una firmetta di protesta. Che varrà quel che vale, ma perlomeno è un segno. 

da varese stefania radman
(questa sera, ore 19.45)

venerdì 2 dicembre 2011

Una giornata particolare

La Sala Borsa
È stata una giornata davvero speciale quella di oggi, dove le emozioni professionali si sono legate a quelle, fortissime, di stampo strettamente personale. L'alzataccia per andare a Bologna a rappresentare Varesenews alla proclamazione dei vincitori dei Teletopi - l'oscar delle web tv- non è stata solo una grande emozione "di squadra" (siamo stati finalisti di categoria e abbiamo ricevuto una menzione speciale per il nostro lavoro) ma una giornata che mi ha riportato fortemente fuori del lavoro e dentro la mia vita più bella.

In attesa del Freccia Rossa il primo colpo al cuore: mi trovo davanti, sulla banchina in attesa, l'unico "amico del cuore" maschio che abbia mai avuto. Compagno delle confidenze liceali, spalla su cui piangere e unico rappresentante del "sesso forte" a ridere insieme alle mie amiche del cuore femmine, era letteralmente scomparso dalla nostra vista in tempi molto precedenti a cellulari e internet, facendo, senza volere perdere le sue tracce. E' stata un'ora e passa destinata a fare il ripasso di vent'anni di vita: lui ormai manager aziendal-finanziario di grido, di quelli che fanno il giro della piccola comunità finanziario-bancaria a "sistemare progetti" dopo essere stato persino sindacalista in quel settore scevro di sindacati. Ci siamo riscambiati tutti gli indirizzi, l'ho "minacciato" di richiamarlo prestissimo per una rimpatriata e già la giornata mi era sembrata partita nel segno della straordinarietà. Ma mentre percorro a piedi, ormai a Bologna, il tratto di strada che separa la stazione dal centro città, dove c'è la straordinaria "Salaborsa", ricevo una telefonata dall'ospedale. E' la mia amica dei tempi della solitudine,  quella con cui ho condiviso più strettamente i miei (i nostri)  anni da single dopo la mia separazione, che ha appena partorito. E che in una mezz'ora senza fiato prova a riassumermi cosa è successo in quelle ore, facendomi scoprire che ho una amica recordwoman. E che, come tutte le mamme, è frullata ma felice, ma soprattutto con una mente già organizzata in tutt'altra maniera di quando era una donna e basta. Le prometto che domenica sarò da lei, anche se è a più di 150 chilometri di distanza, e la mia giornata comincia a essere DAVVERO speciale.

Varesenews in nomination
Arrivo nela sala e mi scontro con una serie di fastidi che si porta dietro la mia professione: dall'impazzire per un'ora per ottenere un po' di campo telefonico e una connessione internet (cosa che a noi giornalisti on line manda ai matti, perchè vogliamo poter pubblicare on line sempre tutto subito quel che succede: è una nevrosi, abbiate pazienza) al ricevere telefonate, sempre più imbarazzanti, dai politici di turno che vorrebbero "ordinarmi" di fare un articolo per una sua amica (succede, gente, succede spesso. E se non ci si piega, o si diventa odiosi o si imparano estenuanti metodi di rimbalzo, che fanno sprecare un mucchio di energia...). Intanto, mi ritrovo con una targa in mano: quella inaspettata, per Varesenews e il suo modello di business. Eravamo citati tra i finalisti della categoria informativa, e questo mi sembrava già parecchio: ma invece mi sono trovata a fare le foto, contenta per tutti noi.
Benedetto Zacchiroli
Mentre cerco di mettermi in contatto faticosamente con i colleghi della redazione per spiegare che "torniamo vincitori", un bel tipo mi guarda seduto sulle scale della biblioteca centrale di Bologna:  è Benedetto, uno dei miei più cari "compagni di bisbocce" all'epoca del mio impegno dei Girotondi, ora consigliere comunale a Bologna (E anche partecipante alle primarie di centro sinistra, come candidato sindaco). L'avevo avvertito, via FB che ci andavo: ma aveva detto che sarebbe stata "una giornata infernale" e avevo tradotto le sue parole con "dubito che riusciremo a vederci, però sono contento che tu venga".
Era davvero una giornata infernale: abbiamo parlato un quarto d'ora, tormentati da una serie di telefonate di consiglieri e addetti di tutti i colori politici perché aveva fatto uno dei suoi colpi di mano "light" che tanto gli vengono bene e che aveva mandato in subbuglio tutta la maggioranza. Ma lui era lì, bigiando un pezzo di riunione pur di guardarmi in faccia dopo quasi dieci anni. Bolognesi, mi sa che siete fortunati: e anche io, di sapere di avere un amico vero lì, mica una conoscenza.
A quel punto, ne avevo abbastanza, forse anche di più. E mentre tornavo a casa in treno con una bambina cinese di due anni che ha imparato in 30 secondi come giocare a Fruit Ninja sul telefonino, comincio a leggere un libro ("Come pecore in mezzo ai lupi" di don Primo Mazzolari, che mi ricorda cosa mi aveva spinto, per qualche breve stagione a tentare di fare politica. E mi ricorda anche perché l'ho lasciata). E poi ad ascoltare la musica, cercando di utilizzarla per rimettere insieme i pezzi di questa strana giornata. Mi imbatto, proprio mentre scendo alla stazione Nord, in questa canzone, che tra l'altro mi ha fatto conoscere mio figlio: e che vale lo sforzo di traduzione dal francese. Tutto d'un tratto, una melodia e un ritmo insieme a quattro parole mi dicono cosa il destino ha voluto ricordarmi della mia vita in così poche ore, e di come però la mia vita sia ora. E mi commuovono fino alle lacrime: non di tristezza ma di liberazione, non di rimpianto ma di voglia di esprimere un'umanità che a volte la vita ti costringe a comprimere.

(E forse il destino vuole anche che io questa sera sia sola con il mio compagno, quello nuovo, quello scelto con il senno della maturità. Che può solo lui raccogliere questo pozzo di sentimenti, perchè forse è, proprio lui, il "qui e ora" e nello stesso tempo il sunto della mia intera esistenza).