venerdì 29 aprile 2011

E meno male che il matrimonio del secolo c'è una volta ogni secolo...

'Na faticaccia, il fotoracconto in diretta...
Però dà soddisfazioni...
(e poi c'è chi mi diceva che passando dall'economia alla cronaca bianca avrei potuto sentirmi sminuita)

 

 

 

William e Kate: un matrimonio planetario
Oggi, 29 aprile 2011, è il giorno del matrimonio del secolo, quello tra William d'Inghilterra e Kate Middelton. Varesenews lo ha seguito con un fotoracconto

lunedì 25 aprile 2011

Il Grande Fratello ha vinto

Leggo i commenti su facebook all'articolo che ho scritto quando Margherita ha fatto la sua comparsata a Varese (articolo peraltro record per visite, e la galleria fotografica dieci volte di più) e mi viene lo sconforto. Non per il dissenso o il disinteresse su certo genere d'articoli (ci mancherebbe: tale disinteresse lo  considero anzi una prova di sanità mentale... sono articoli che dire leggeri è dire poco...) ma perchè certi modi di commentare, certe espressioni, certa violenza verbale che vorrebbe annientare programmi come quello, sono di fatto una resa a quei programmi.

Perchè per farsi sentire ed essere protagonista di  un pensiero, ormai la gente non riesce a fare altro che urlare e insultare. Una donna non è più "sguaiata" o "fuori luogo" è "una gallina, una zoccola" e la fantasia si scatena per essere il più violenti e diretti possibile, possibilmente in luoghi virtuali come i commenti. E se si prova a replicare, a cercare perlomeno di moderare i toni, sembra sacrilegi.

Perchè chi urla e reagisce così violentemente è convinto semplicemente di "indignarsi" contro un programma volgare o inopportuno, e parla con quella violenza (ma direbbe queste cose a sua figlia, sua madre, la sua ragazza? spero davvero tanto di no...)  è convinto  che parlare di chi ha fatto parte di un reality - come di uno che è  entrato in politica, o è diventato un campione sportivo, scegliete voi il genere... il risultato è lo stesso - consenta al commentatore qualunque tipo di violenza verbale nei confronti di chi ora fa parte "di quell'ambiente".  Senza rendersi conto però, che sono proprio gli insulti a fare entrare di diritto quegli "indignati commentatori" tra quelli che in quell'ambiente sguaiato e volgare ci vorrebbero entrare.

Continuo a ribadire che, dopo aver visto quel programma per sei mesi, lo trovo un terribile e deformante - in peggio - specchio della disumanità a cui stiamo velocemente avvicinandoci. Ma non sono capace di tollerare più nemmeno quelle reazioni, perchè non mi appartengono, come non mi appartiene quella trasmissione. Non è così che merita di essere l'Italia, e non è così che meritano di essere gli italiani, nemmeno quelli che detestano il Grande Fratello.

Morale: cari detrattori incazzati del "Grande Fratello", di "Amici" di "Uomini e Donne", se parlate come fanno loro in quei discutibili programmi tivù sappiate che è come se vi steste arrendendo. Più sbraitate sguaiatamente, più dimostrate che ha vinto Lui.

domenica 24 aprile 2011

Un morto è un morto, ma un Piper non è uno Storm

Leggo sempre, e con un po' di apprensione, gli articoli di cronaca nera che riguardano aerei ultraleggeri.
Ho paura di leggere qualche nome che conosco, ricordo di un tempo che mi è stato caro: dove ho scoperto non solo persone, ma anche un mondo molto diverso da quello che i luoghi comuni vogliono che sia. E dove ho scoperto uno sport che mette insieme la pazienza e la passione tecnica tipica dei "secchioni" allo spirito d'avventura tipica degli spericolati. La comunità che fa parte del volo ultraleggero è simpaticamente in bilico tra queste due sponde, cosa che me li rende davvero simpatici. Da loro, ho imparato che noi giornalisti facciamo dei gran danni, alla loro piccola comunità (sono circa 5000 in Italia i piloti di VDS,  leggo su un altro giornale nella speranza che sia ben informato. Ma poi leggo in un altro sito che sono 9000, e mi arrendo...). E lo facciamo principalmente in due modi: scrivendo sempre e solo degli incidenti, dando così l'impressione che siano solo dei pazzi scriteriati, e scrivendone con approssimazione aiutando perciò ad alimentare solo una confusa paura per qualunque cosa abbia le ali, invece che chiarire le situazioni.

Quando ho dovuto scrivere di incidenti che li riguardavano, ho fatto quello che ho potuto, per riequilibrare la situazione, o per lo meno capirci il più possibile. Di solito, banalmente, chiamavo qualcuno che ne sapeva più di me per avere la conferma a quel che scrivevo: io ho questa fortuna.
Quando poi però leggo articoli di incidenti sparsi per l'Italia resto interdetta di fronte alla più banale mancanza di verifica delle - di solito 5, 10 righe - che si scrivono on line per un incidente aereo mortale.

Anche oggi è andata così: apro con apprensione l'articolo di un incidente aereo a Nettuno. Comincio a leggere "Un Piper è caduto..." e penso: "okkei, è un aereo di aviazione generale. Non conosco nessuno": chi guida dei Piper, infatti, deve avere brevetti profondamente diversi ( e più cari) da chi guida aerei ultraleggeri, spende un sacco di soldi per averli e un sacco di soldi a comprare e mantenere gli aerei, sono proprio un'altra comunità rispetto a quella di chi vola con i cosiddetti "ultraleggeri" che mette insieme i deltaplanisti a motore con quelli che si costruiscono gli aerei da sé, i possessori di "tubi e tela" con chi possiede un autogiro, bizzarro ibrido tra un elicotterino e un aereoplanino.

Vabbè, mi dico, sono morti orribilmente ma almeno non sono amici miei. Poi continuo a leggere, e trovo "...l'aereo, uno Storm 300..."Naturalmente, quello è il nome di un ultraleggero: un aereo che si guida con brevetti più semplici, e che fa parte a pieno titolo di quella comunità di appassionati del volo che affronta l'aria con i mezzi più piccoli. Arrivo in fondo con più preoccupazione, ma alla fine escludo di dover telefonare o scrivere a qualcuno che conosco.

Ma, passato il primo momento di sollievo, mi dico: "diamine, sono proprio poche righe quell'articolo: perchè scrivere un nome a caso e non usare, nel dubbio, termini generici? Perchè non dare un'occhiatina in internet almeno?".  Una omissione che facciamo troppo spesso, noi giornalisti italiani, per qualunque piccola cosa  che non conosciamo ma ci "sembra notizia". E si che non ci costerebbe troppa fatica evitare di alimentare il pressapochismo  generale.
A partire da un Piper che non è Piper, ma è tutto un altro mondo.

martedì 19 aprile 2011

Essere beneducato è trendy

Sono ancora un po' rincoglionita dalla sessione lavorativa di ieri: guardare l'infinita finale del Grande Fratello, commentandola in diretta con questo fotoracconto. Ma, forse proprio grazie al rincoglionimento - che è pure preventivo, oltre che postumo, visto che l'altra "varesina" Francesca Fogar si giocherà la semifinale stasera all'Isola dei Famosi, con altra sessione serale annessa - continuo a riflettere su quella che, nei fumi del sonno, continuo a considerare una buona notizia, un segno positivo dei tempi da cogliere.
Anche al Grande Fratello ha vinto un ragazzo beneducato, l'italo giapponese Andrea Cocco, il "nuovo fidanzato"di Margherita Zanatta. A ben vedere, in finale ci sono arrivati tre bravi ragazzi: la acculturata Margherita, il figliodicammorristapezzodipane Ferdinando e il Gran Signore Andrea. Sgallettate e cretini come David, Nando,  Raoul, Guendalina, Giordana e chi più ne ha più ne metta se ne sono andati puntata per puntata. E alla fine ha vinto il più fine e gentile di tutti, o almeno quello che ha considerato valori da spendere questi sentimenti, anche davanti al superfavorito Ferdinando, bravo guaglione si, ma un po' truzzo, diciamocelo.

Insomma ha vinto la buona educazione, come pare stia funzionando anche all'Isola dei Famosi, con le ormai ripetute vittorie (funzionerà anche stavolta, contro l'invasatissima Brigliadori, questa sera?) di Francesca Fogar. In un mio post precedente consigliavo alla produzione dell'Isola di fermarsi a riflettere, sul fatto che i loro ascoltatori fossero diversi, e puntare su questa caratteristica.
Forse, ognuno a suo modo e nel suo piccolo, gli italiani stanno ritornando normali.
O almeno, lasciatemi sognare così....

sabato 16 aprile 2011

FuoriSalone dove?

Un'amica, di cui mi fido ciecamente specie su questo genere di informazioni, sapendo che avevo intenzione di andare al FuoriSalone, mi ha dato la seguente dritta: 


...consigli di itinerario: non scendere fino a zona tortona, tutti dicono che quest'anno non ne valga la pena. In compenso, brera e soprattutto Ventura Lambrate...che è il nuovo VeryHotSpot....


'cidenti, ti distrai un attimo e la movida del design si sposta di chilometri. Io 'sto fuori salone non lo capirò mai, anche se un solo assaggio l'anno scorso mi ha stregato. Alla fine non so se ci andrò, però mi piacerebbe avere conferme da chi ci è andato. Come butta il FuoriSalone quest'anno? cos'è stato il meglio? qualcuno me lo fa vedere per foto? Così, tanto per avere avuto l'impressione di esserci andata lo stesso, se non ci andrò...

giovedì 14 aprile 2011

Il mistero Fogar, e ciò che Simona Ventura non vede

Francesca Fogar, naufraga all'isola dei famosi, martedì sera ha vinto di nuovo al televoto.
La figlia di Ambrogio Fogar, nel reality grande lavoratrice e disperata "aggiustatrice di litigi" (celebre, per chi guarda il reality, il tentativo di sedare una rissa verbale cantando...), ma riservata e perciò apparentemente poco incline ad attirare simpatie, ha vinto prima contro la strafamosa - e stracapricciosa - Nina Moric (e contro tutta una produzione che tifava palesemente per lei, cosa che peraltro rassicura sulla serietà dei risultati), poi contro Gianna Orrù, la mamma di Valeria Marini, ed Eleonora Brigliadori, la prima chiamata "L'innominabile" e l'altra detta "La sciamana": cioè due personaggi decisamente caratterizzati. Continua a vincere, e la prima a stupirsi è lei. Dopodichè si stupisce - e sottilmente sembra pure irritarsi - anche Simona Ventura, già alle prese con una annata difficile per il reality di cui è incontrastata signora da otto anni. Probabilmente guarda con sufficienza una concorrente "poco utile" per il domani: niente show, niente bellezza sfolgorante, niente simpatia... e non capisce perchè, per due volte di seguito,  il "popolo sovrano" l'abbia cocciutamente tenuta sull'Isola. E chissà cosa farà, di fronte alla terza nomination cui è ancora sottoposta, ogni volta non per volere degli altri ma per tortuosi meccanismi "del programma".

Ma c'è un dato di fatto notevole, cui dovrebbe prestare attenzione e che invece sembra sfuggirle: che la gente che guarda il suo reality - quando ha la possibilità di votare -  sta premiando i tranquilli, sta tenendo dentro i ragionevoli, sta punendo i "canari". Nel suo reality sono usciti prima Luca Dirisio, concorrente inascoltabile per numero di parolacce, poi la Fico, che ad ogni piè sospinto inquadrava il suo "lato B" e ha insultato "le vecchie", poi la Moric, capricciosa ex bella ragazza che ha portato solo scompiglio sull'isola. Insomma,  ha un pubblico diverso dal Grande Fratello: che non disdegna i reality, ma che ne ha abbastanza di litigi e bunga bunga.

Persa per persa la sfida (chè gli spettatori sono meno della metà dell'altro reality) varrebbe la pena per lei puntare su di loro: "calcando la mano" sulla diversità del suo reality (sul fatto, per esempio,  che lì la gente mette in gioco davvero la vita e non dello svogliato tempo libero) invece che ostacolare chi rappresenta questo modo di vivere, fatto di lavoroe e buona educazione. Fare insomma quello che ha sempre fatto: rendendo umano e utile specchio della vita quotidiana quello che è innanzitutto un programma di intrattenimento. Ma, forse inseguita dai numeri, il suo percorso sembra essere opposto:  all'inseguimento della massa berciante, a protezione di chi urla e fa il furbo. Eppure, c'è un germe di cambiamento nell'audence dell'Isola dei Famosi: e SuperSimo corre il rischio di perdere, per paura del giudizio dell'auditel, una straordinaria occasione.

martedì 12 aprile 2011

La tragedia del Giappone e il tè varesino

Chi l'avrebbe mai detto, che la centrale di Fukushima e i suoi disastri quotidiani sempre più simili a Chernobyl, avrebbero avuto ripercussioni all'ora del tè varesino.
E invece è successo: il più famoso negozio di tè di Varese, il "Peter's Tea House" di via Cattaneo, si è visto costretto qualche giorno fa a inviare una newsletter straordinaria ai clienti (me compresa), che spiega lo stato delle piantagioni bio giapponesi e la provenienza (e datazione) dei loro infusi.
Eccola qui.


_______________

Gentili clienti,
come sicuramente avrete sentito dai media, il Giappone è stato colpito da una tremenda catastrofe. Ogni giorno, purtroppo, riceviamo nuove, tristi notizie che documentano l’avvenimento di questa spaventosa catastrofe naturale.
Molti clienti ci chiedono come sia la situazione attuale con i ns. fornitori e produttori di tè giapponesi. Qui riportiamo alcuni fatti:
- Gli uffici centrali dei ns. fornitori si trovano lontani dalle zone colpite dalla catastrofe e si trovano ad ovest di Tokyo, nella prefattura di Aichi, vicino a Nagoya e Shizuoka.
- I ns. fornitori e il loro collaboratori non sono stati colpiti dalla catastrofe.
- La parte ovest del Giappone funziona. Anche le importanti infrastrutture per l’Export, i porti e gli aereoporti non riportano danni.
Molti si chiedono quanto sia ancora sicuro il tè giapponese. Anche qui riportiamo alcune informazioni:
- La regione colpita (il nordest del Giappone) non è una regione che produce tè.
- Le piantagioni di tè più vicine alla zona colpita si trovano a sud ed a ovest della città e sono più di 600 km lontani da Fukushima.
- I più importanti campi di tè per l’agricultura biologica si trovano su un’altra isola, a Kyushu, nel sudovest del Giappone. La distanza da Fukushima è di 1.500 chilometri.
- Non ci sono conseguenze per le raccolte concluse nel 2010 (ricordiamo che il tè che si acquista da qui a fine anno è stato prodotto nel 2010; i primi raccolti di quest’anno cominciano questo mese e verrà distribuito, stante la garanzia sulle condizioni igienico sanitarie, a partire da fine anno 2011 e nel 2012).
- In questo momento non ci sono effetti sulle piantagioni di tè e sui campi del tè.
Non appena ci saranno nuovi sviluppi relativi alla produzione del tè in Giappone, Vi terremo aggiornati.
Cordiali saluti

Peter's TeaHouse
Via C. Cattaneo 7
21100 Varese

lunedì 11 aprile 2011

sabato 9 aprile 2011

"E": un mensile, una boccata d'aria

Quanti nomi noti ho visto sul colopohn del nuovo mensile di Emergency, "E".
Nomi conosciuti a Radio  Popolare, o nell'indimenticato settimanale Diario.
Nomi che insomma mi fa piacere rivedere "in prima linea". Assunta Sarlo, la mia deliziosa responsabile di sezione "Tutta la città ne parla", la pagina delle storie locali di Diario,  Massimo Rebotti "mio" direttore a Radio Popolare e poi ultimo direttore di Diario, Angelo Miotto e Barbara Sorrentini, che io ascolto sempre in radio.
Nomi che, insieme a quello dei direttori Maso Notarianni (Peacereporter, mica paglia) e Gianni Mura (c'è da dire chi è?) fanno ben sperare in quella che sembra una avventura pazza: un mensile cartaceo? oggidi? 
La partenza è davvero interessante e io so già che leggerò, del mensile, innanzitutto le prime quattro storie: storie di gente "normale" ma speciale, che spesso val più la pena di conoscere di tanta nullità che c'è in giro. 
In bocca al lupo gente. Vi seguirò da molto vicino.
Il primo passo è l'intervista a Notarianni, su Varesenews. Poi ci rivediamo, perlomeno, in edicola.

giovedì 7 aprile 2011

Do You know tree climbing? Te lo faccio vedere io, al parco

Che bel mestiere il mio, quando le giornate sono belle e le conferenze stampa si fanno in un parco che tu manco avevi idea esistesse.
Scoprire il parco di Villa Mylius, nel pieno centro di Varese ma invisibile ai più (è questo il suo difetto, forse?) in occasione della presentazione del campionato italiano di Tree Climbing è stato un piacere.Gente che si arrampica sugli alberi per lavoro e fa gare di arrampicata sugli alberi per sport. Da tutta italia, lì, sabato e domenica prossimi.  Dove? Sugli alberi secolari di villa Mylius, che lasciano a bocca aperta anche solo vederli, figurarsi salirci sopra.
Strabello. Cercatelo e andateci, magari ci incontriamo.

Incastrata nel nucleare

E' più di una settimana che vorrei scrivere perbene qualcosa di quelle che penso sul nucleare, soprattutto di come viene affrontato qua. Il risultato è che non ho più scritto un bel niente.
Così, per sbloccare questa empasse, mi limiterò a due incisi su cose che ho fatto, e che continuano a girarmi per la testa.

La prima è una intervista a Marc de Cort, che al CCR di Ispra segue il monitoraggio della radioattività in Europa, e che non sa più come spiegare che gli effetti della radioattività di Fukushima qui sono risibili.
Le notizie che ho poi sentito nei giorni dopo, come quella dei bimbi di Roma che non vanno più in giardino a scuola per colpa della paura della centrale giapponese, mi sono sembrate un insulto nei confronti dei reali pericoli che corrono i cittadini che vivono nel raggio di interesse intorno a Fukushima, gli unici veramente tenuti ad avere paura. E le ho considerate anche una spaventosa dichiarazione di ignoranza scientifica, che fa convivere il disprezzo per l'inquinamento che non stiamo controllando qui e le paure infondate su quel che arriva "da fuori".

La seconda è il video che ho realizzato all'interno del reattore nucleare di Ispra. Che è stato chiuso nel 1999, ma che verrà smantellato definitivamente intorno al 2030, cioè 30 anni e 20 milioni di euro dopo.  Decidere di passare al nucleare non è una scelta da cui si può pensare di tornare indietro: perchè tornare indietro è molto più faticoso che iniziare. Pochi giorni dopo, ho ascoltato su Radio Popolare Sylvie Coyaud che ricordava come lo smaltimento di ciò che resta di Chernobyl non sia nemmeno iniziato: qualunque mezzo per iniziare a farlo costa troppo per i paesi su cui oggi insiste il reattore. Notizie a dir poco scoraggianti.

Rifiutare il nucleare "per partito preso", però,  è quasi impossibile: l'energia che utilizziamo non può essere fornita dalla tecnologia attuale sul sole o il vento,  e la geotermia o altri sistemi fanno solo risparmiare l'energia che serve, non la sostituiscono.

E allora? E allora non so. Penso solo che affrontare queste questioni da ignoranti o guidati solo dalle emozioni ancestrali, senza voglia di capire di più, alimenta solo il tifo da stadio. Che non fa bene nemmeno negli stadi, figurarsi nei laboratori di ricerca.