giovedì 8 agosto 2013

Due bocconi a casa di una famiglia salentina

L'ultima "recensione" sa di nostalgia, visto che dal Salento sono tornata ieri.
Non è una sagra, non è una cena al ristorante. Ma "l'ultima cena" a casa di salentini doc, quelli che ci hanno dato tutte le migliori dritte su dove andare a mangiare, comprare i prodotti locali o scegliere le spiagge. 

Una "cena informale", con una decina di amici piacevolissimi,  che si è rivelata anche una sontuosa occasione di assaggiare il meglio di ciò che si trova intorno a Galatone. E meno male che la serata è stata presentata con un " si mangia pesce, verdura e un po' di formaggio". 
Per l'amor di Dio, formalmente la frase è ineccepibile...Ma per il palato è stato tutt'altro!


Tanto per incominciare: melanzane grigliate. Ma chiamarle così, pensando al sapore " bruto" che si mangia su, è quasi offenderle... Dico solo che quel che vedete sopra è menta, e che erano morbidissime, altro che la gnuccaggine cui siamo abituati.



Salame e fichi, i piccoli e gustosissimi del loro albero. Mi piace pensare che abbiano deciso di fare questo piatto dopo averci sentito decantare l'abbinamento... L'ospitalità salentina, che memorizza ciò che ti piace e lo ricorda a tempo debito!!! Chebbellacosa!!


"Cozze, pomodorini e rucola tagliate a mano con una spolverata di cacioricotta" 
Ho provato a buttar giù alla "menù di ristorante" il piatto, che era divino. Loro il nome non gliel'hanno dato, ma non cambiava niente della sua sostanza: Era per undici, l'avrei mangiato solo io. 



Un particolare del piatto...



Il primo primo: la "Calamarata", Pasta con i calamari e origano fresco di casa. 
Notare la forma della pasta "in pendant" con gli anelli...


I vini sono della cantina di Leverano


Secondo primo piatto: orzo con i frutti di mare. Una cosa deliziosa, l'ho mangiata due volte...


un particolare del granchio che campeggiava in mezzo. Pareva prendesse il sole.


Il secondo: ovviamente un gran fritto, di verdure e pesce. Da ricordare le triglie, davvero superlative: ma il piatto comprendeva anche alici, melanzane, peperoni "normali", zucchine e anche piccoli peperoncini verdi "colti al volo"


I dessert cominciano dal formaggio: per me una citazione cinematografica! La mitica "zizzona", mozzarella gigante (grande, appunto, come una "grossa tetta") da mangiare a fette...
 Un'esperienza, quando possibile, da provare...


Questo invece sono provolone e caciovallo, da mangiare accompagnati da un rosso amabile davvero straordinario.


Questo.


Dopo tutto ciò, è ora del dolce: il primo, presentato come "sweet porno food ipercalorico", in realtà si chiama "Cassata delizia" oppure "Torta fortunata":burro, gelato, savoiardi, scaglie di fondente e mandorle coperte di panna e polvere di cacao


...e  la seconda invece è la "Zuppa Inglese di Annaclara". Con savoiardi, strega, cannella e crema pasticcera al limone, fatta con le uova fresche di casa.

Va da sè, il giorno dopo digiuno!














Cibo da Ozpetek

C'è scritto pure su Tripadvisor, che Ozpetek fa tappa nella braceria Gustavo di Galatone, con tanto di foto con la proprietaria. E la curiosità, insieme alla valanga di recensioni positive sul social network di chi vuole farsi bene la vacanza, ha finito per portarci dritto lì, insieme a un paio di amici a cui abbiamo fatto uno scherzo da prete, invitandoli fuori a cena in un ristorante che stava proprio di fianco a loro: roba da andarci in ciabatte...

Di gran lunga più "figoso" (alla Zoolander! Il suo ambiente ha meritato pure un articolo su Elle Decor...) degli agriturismi di qui, in realtà propone lo stesso tipo di cucina di terra, anche se rivisitata in maniera ottima e rispettosa. E il prezzo era lo stesso di tutti gli altri, con una sola differenza: qui le porzioni erano di default un po' meno spaventevoli, con la possibilità di richiederne a volontà, nel caso un piatto o l'altro piacesse in particolare. Un criterio, per chi viene "da su", corretto. Come è importante che il prezzo sia in linea con le tradizioni salentine: ai milanesi - ma un po' a tutti, via!- piace scoprire posti dove mangia bene e ogni tanto non viene bastonato a vanvera sul conto. E finchè il Salento va così sarà la nostra seconda patria...



Il termine "tempura" si poteva evitare, ma questa rivisitazione delle tradizionali pittule, qui con il formaggio, (in questo caso feta, ma non una eccessiva forzatura, visto che qui il greco impera) erano davvero deliziose. Propongo, per il prossimo menù, il nome "pittule alla feta" o "pittule alla greca"... Ma solo per intenderci, eh... La ricetta va bene così!



Comincio a non ricordare più i nomi, visto che sono andata qualche giorno da: quindi mi sfugge il nome del formaggio stagionato qui fotografato. In compenso non dimentico la gelatina di negramaro lì sotto... Sembra true blood, ma in mooolto meglio.


Uno dei millemila vini tutti buoni di qui, che ha accompagnato la prima parte della cena. Ma come fanno a essere tutti così?


Di questa bruschetta fatico a ricordare tutti gli ingredienti, ma eè certo che era buona, originale, e che ti sentivi comunque in salento: a quel che vedo c'erano peperone e melanzana scottati e una coppa, o simili,  che mi ricordo bene essere saporitissima...


Un' insalata di pasta con orecchiette fatte di grano abbrustolito


L'avevo già conosciuta qualche giorno fa, ho potuto qui approfondirne la conoscenza, con l'aggiunta di verdure saltate altrettanto tradizionali: la purea di fave. È un vero must.



Questo è decisamente il pezzo forte della casa, e mi dispiace moltissimo che la foto non le renda minimamente merito: la grigliata. Quello in vista é addirittura purè, alla griglia. Ma la cosa migliore è decisamente la carne, tra cui qui spicca il "maialino nero dei nebrodi" (cit.), che chissà come diavolo hanno marinato per renderla cosi straordinariamente morbida... Di questa, vivaddio, facciamo il bis.


...tanto a buttar giù (chè era già facile di suo, da fare) ci aiuta questo vino, delle cantine della vicina Leverano. Indovinate com'era?


Troppa grazia sant'antonio, si finisce con tre dolci e un piatto di cantuccini.




A me quello che è piaciuto in assoluto di più è questo, fatto di panna e mandorle e cioccolato.


Ma meritava parecchio anche il gelato al cioccolato con le scorze d'arancia.










martedì 6 agosto 2013

Le merende di Galatone

Ricorderemo la vacanza a Galatone per le sontuose cene di qualunque cosa, tutte al prezzo politico di 25 euro. Ma non lo dimenticheremo anche per le merende dopo la spiaggia, quelle che sostituiscono il pranzo ( e come si fa a pranzare, alle tre?) e ti fanno tirare fino a cena con roba pratica, possibilmente fresca, e "made in Salento". Io quando torni da, mare un po' rincoglionita dal sole e mezza disidratata, apprezzo le cose ben salate, ma anche bere molto. Qui c'è ampio modo di soddisfare tutti e due i desideri.

Una delle merende più golose: la verdura presa nei camion o nei negozietti a "produzione propria" condite con l'olio della masseria dove alloggiamo. Naturalmente "pucciato" con il pane di qui: uno qualunque, dal panino al pugliese con la crosta grossa, va bene...


Il panino da viaggio più spiccio che c'è: la puccia, pane con dentro cose che lo rendono gradevole da mangiare come spuntino. Ci sono diversi gusti ma questo - cotto in un forno a legna del seicento, che c'è qui a Galatone, per la cronaca - è un vero classico: alle olive nere. A Lecce abbiamo scoperto che la Puccia ha anche più l'aspetto di un panino imbottito. Ma a noi va bene questa qui.


Da notare, se ci si riesce da qui, la caratteristica principale della puccia alle olive: il nocciolo, ancora presente. Se non vi spaccate il dente al primo morso, poi vi abituate e non ci pensate più.....


Il pane, fatto nel suddetto forno del seicento. Quando l'abbiamo comprato, scottava, perchè l'avevano appena tolto dal forno (davanti a noi, peraltro)


Nelle merende, un importante capitolo ce lo mette la frutta, tanto saporita e carnosa da fare pasto a sè: qui una pesca "alla vecchia maniera" che si mangia benissimo perchè affatto acquosa, e tutta polpa....


... E qui il fico, che cresce in abbondanza, senza bisogno di comprarlo. Qui un esemplare della masseria dove siamo ospitati, insieme a un esemplare dell'albero di fichi di Pinuccio.


Infine, due interessanti esempi di "street food"  mediterraneo (anche se, per mancanza di esperienza diretta, devo omettere il "big mac" del Salento: pane e pezzetti, cioè pane e spezzatino di cavallo): il primo, che vedete qui sopra, è il rustico. È una sfoglia che racchiude pomodoro e mozzarella - questo anche besciamella per ammorbidire, ma non so se sia la ricetta originale - ed è molto utile ed economica da portare in giro: la parte morbida resta racchiusa in un "panino" che non sgocciola, ma si mangia molto più facile di un panino.


Questi due invece arrivano da uona cena alla masseria Lo Prieno, facevano da antipasto, ma noi ce li siamo portati in spiaggia anche l'indomani: quello a destra è una rivisitazione del rustico, ma quello a sinistra è... Pane e mortadella! Una pasta di lane, con dentro delle fette di mortadella come se fosse un panino, fatta poi cuocere. Buonissima e molto pratica da portare in giro! Sarebbe da brevettare per i picnic!










sabato 3 agosto 2013

Il bigino della cucina salentina

Avevo paura di non assaggiare tutto, in Salento, poi mi hanno consigliato un bellissimo (bello anche formalmente, ho temuto di non essere vestita in maniera adeguata!) agriturismo a Galatone, Li Papi. E in una sola sera ho "studiato il bigino" di tutto quello che dovevo assaggiare qui, fatto in modo impeccabile, in alcuni tratti modernizzato, in ogni caso buono da mangiare. È stato bellissimo, conto compreso. Ve lo riassumo qui.


Innanzitutto, ci siamo seduti qui. In mezzo al prato, tra tovaglie bianche e posate buone. E una gentile  signorina, dopo averci chiesto come volevamo l'acqua, ha cominciato a portarci di tutto....


Si comincia così: bruschetta, crackers fatti in casa e mortadella fritta, accompagnati dal rosato che ci tallonerà piacevolmente tutta sera...


Il particolare di crackers e mortadella....


...e quello della bruschetta


Qui invece il "rosato della casa" di cui colpevolmente non ho chiesto di più. Noi ci siamo convinti che faccia digerire... E in ogni caso, dovunque lo beviamo e in qualunque proporzione sia (qui è andata una brocca da un litro) non fa mai venire il mal di testa. Magico.


Il tagliere dei salumi e formaggi. Sembra innocuo, ma ha un paio di tocchi notevoli: il salame in alto a destra, che sembra un normalissimo salame e stavo per non mangiare, è lievemente affumicato, sembra abbia odore di camino. Splendido. Sui crostini invece c'è mascarpone con le alici.
In basso a destra,invece, la pitta: evocata ovunque nel Salento, è un gattò, o una lasagna, o un nonsocosa, di patate con dentro pomodori e cipolle a mo di ripieno. Fortunatamente ce ne danno solo un quadretto: l'indomani mattina, in episodio che ricorderemo in altro momento, scopriremo l'effetto devastante (ma che buona!) di una fetta "vera" di pitta.


Questa è una delle migliori sorprese della serata: la purea di fave. Delicatissima, saporita, deliziosa. E supertradizionale.



Questi non li ho nemmeno toccati sennò schiattavo: peperonata. Siccome mi vergogno di non averlo fatto, causa curiosa "intolleranza ai peperoni" recente, almeno ve la faccio vedere.


Ottime: cipolline in agrodolce (o cosi mi parevano) tiepide, saporitissime, vere.


Frittura di verdure: cipolle, melanzane, zucchine



Un must di ovunque nel Salento: le polpette. Che sono declinate in ogni maniera, con prevalenza di polpo e cavallo. Qui c'era invece maiale e vitello, mescolato a della fresca menta...




Scamorza alla griglia. Il verde sopra è basilico fresco.


Un altro classico della tradizione, che non vedevo l'ora di assaggiare: Ciciri e tria. È la loro versione della pasta e ceci, in una forma delicata, saporita e originale: tanto per dire, parte della pasta è fritta e fa parte del condimento... 


Ops, ho dimenticato di fotografare la grigliata prima di avventarmici sopra! Sembra la solita cosa, invece è superlativa: il pollo era marinato in non si sa cosa che lo rendeva morbidissimo, quella che sembra carne di cavallo invece è un pezzo che non ho mai sentito in vita mia, il diaframma di vitello. Le salsicce, poi, erano marinate nel limone, cosa che le rendeva mangiabili - e digeribili! - anche alla fine di una cena del genere...


...questa, insieme alla purea di fave, è una delle sorprese più grandi: La frutta. L'anguria era di un rosso (e di un sugoso) mai visto, il fico dentro era tosto e dolcissimo, il melone bianco era "come quello di Natale" come rievoca il mio moroso di origini sicule


Fino al dolcetto, sono riuscita ad arrivare indenne: dopo tutto quello che avete visto, il mio stomaco era ancora perfettamente in uso.  Anche se il povero chef, che mandava fuori piatti da portata che sarebbero bastati per quattro, continuava a fare chiedere se avevamo gradito perchè non li finivamo mai... Poi è arrivato il tarallo che vedete sopra: una sorta di raffinata frittella di patate servita ancora tiepida. E li il mio stomaco, pur apprezzando, ha capitolato. Meno male che eravamo alla fine...



....e dopo il caffè ti servivano l'amaro della casa. Aveva tre erbe: due erano il mirto e il rosmarino, la terza non me la ricordo più. Ca va sans dire, era ottimo...