"Do your best and link to the rest" "Fai quello che sai fare meglio e rimanda (fai un link al) resto": mi rimarrà ben impressa, questa frase, che ho preso dal primo libro che parla finalmente di me e di tutti i miei colleghi che lavorano nell'online.
Sto infatti leggendo (in formato ebook su un telefonino Samsung Galaxy, cioè con il "tascabile del terzo millennio") il libro di Sergio Maistrello "Giornalismo e nuovi media": e, finalmente, per la prima volta leggo storie che riguardano davvero il mio lavoro e il supporto che sto usando per lavorare nell 'informazione: internet e i social media.
Troppo spesso, fino ad ora, mi era capitato di leggere libri ed ascoltare interventi che mi spiegavano modalità e luoghi che bazzicavo da più tempo io che il relatore. Gente che ti diceva qual era la ricetta per Internet senza mai averci avuto a che fare, e che di solito noi, che stavamo a badilare informazioni dal www, avevamo già sperimentato che non funzionava. Un lavoro alla cieca, che troppi "sapientoni" in giro non conoscevano affatto. Pochi i nomi - di gente nota in rete, peraltro, e divenuta famosa "offline" solo in seguito: come ad esempio Giuseppe Granieri (responsabile morale di questo blog, che mi vede presente con nome e cognome: prima, ero una di quelle blogger nascoste dietro un improbabile nick) o Luca Conti. Per il resto, tra noi giornalisti on line - eravamo pochi, pochissimi, quelli nati con la "mentalità on line", vergini dalle dinamiche delle redazioni di carta - e i giornalisti "veri" c'era una sorta di barriera: da una parte gli informatori smanettoni come me, dall'altra la stampa la faceva o pensava "sul serio" ma sempre meno efficacemente.
Ora invece, mi sono finalmente trovata davanti a pagine su cui riflettere davvero, che mi riguardano, non una ricetta preparata con ingredienti sconosciuti a chi li scrive: pagine come quelle da cui ho tratto la frase nel titolo, che voglio eleggere a faro e sfida dei prossimi giorni. E non è un caso forse che questo stia succedendo mentre leggo un libro su in telefonino, tra un rosso al semaforo e una pausa pranzo inaspettata, con la nuova tecnologia come unica compagna.
Sto infatti leggendo (in formato ebook su un telefonino Samsung Galaxy, cioè con il "tascabile del terzo millennio") il libro di Sergio Maistrello "Giornalismo e nuovi media": e, finalmente, per la prima volta leggo storie che riguardano davvero il mio lavoro e il supporto che sto usando per lavorare nell 'informazione: internet e i social media.
Troppo spesso, fino ad ora, mi era capitato di leggere libri ed ascoltare interventi che mi spiegavano modalità e luoghi che bazzicavo da più tempo io che il relatore. Gente che ti diceva qual era la ricetta per Internet senza mai averci avuto a che fare, e che di solito noi, che stavamo a badilare informazioni dal www, avevamo già sperimentato che non funzionava. Un lavoro alla cieca, che troppi "sapientoni" in giro non conoscevano affatto. Pochi i nomi - di gente nota in rete, peraltro, e divenuta famosa "offline" solo in seguito: come ad esempio Giuseppe Granieri (responsabile morale di questo blog, che mi vede presente con nome e cognome: prima, ero una di quelle blogger nascoste dietro un improbabile nick) o Luca Conti. Per il resto, tra noi giornalisti on line - eravamo pochi, pochissimi, quelli nati con la "mentalità on line", vergini dalle dinamiche delle redazioni di carta - e i giornalisti "veri" c'era una sorta di barriera: da una parte gli informatori smanettoni come me, dall'altra la stampa la faceva o pensava "sul serio" ma sempre meno efficacemente.
Ora invece, mi sono finalmente trovata davanti a pagine su cui riflettere davvero, che mi riguardano, non una ricetta preparata con ingredienti sconosciuti a chi li scrive: pagine come quelle da cui ho tratto la frase nel titolo, che voglio eleggere a faro e sfida dei prossimi giorni. E non è un caso forse che questo stia succedendo mentre leggo un libro su in telefonino, tra un rosso al semaforo e una pausa pranzo inaspettata, con la nuova tecnologia come unica compagna.
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